E’ prevista per domani la discussione tra la delegazione di parte pubblica e i sindacati sulla bozza di Contratto Decentrato Integrativo che presenta diversi motivi di illegittimità o di vere e proprie discriminazioni.
Si nota, innanzitutto, che la data di entrata in vigore prevista è il 1 gennaio 2018, cioè una data retroattiva, al fine di non pagare le indennità di Specifiche responsabilità, previste dal Contratto Integrativo firmato nel 2012 e tuttora in vigore.
Sono oltre 60 i dipendenti che hanno presentato all’amministrazione specifiche diffide per il mancato pagamento di questa forma di salario accessorio (in media 60 euro mensili) e che si apprestano a presentare apposito ricorso. Per non soccombere innanzi al Giudice del lavoro, l’amministrazione vorrebbe, in accordo con CGIL, CISL e UIL, prevedere la illegittima retroattività della entrata in vigore del nuovo contratto.
Il Fondo Salario Accessorio indicato nella bozza presentata ai sindacati ammonta a 1.115.607 euro dai quali però l’amministrazione vorrebbe detrarre € 24.203 (per l’anno in corso) per uno “sforamento” causato dal pagamento di indennità “non dovute” nell’anno 2016. La CUB ribadisce che nessuna decurtazione può essere autorizzata: l’amministrazione deve spiegare quali compensi “non dovuti” sono stati pagati ed attribuire ai responsabili la integrazione del Fondo.
Non risultano, invece, gli incrementi che il nuovo CCNL prevede per il Salario Accessorio.
La Bozza presentata dall’amministrazione per la parte relativa alla utilizzazione del Fondo prevede ancora la stessa impostazione già discussa e bocciata nei mesi scorsi. In modo particolare sono previste indennità fisse solo per una parte minima di dipendenti a danno di molti altri ai quali dovrebbe essere pagata la “Performance” individuale sulla base di criteri non ancora definiti e con risorse derivanti da “risparmi” per la “buona gestione” dell’Ente finora mai accertati.
Nella bozza del contratto che domani sarà oggetto di specifiche contestazioni da parte della CUB, è prevista anche la modifica dell’orario di lavoro (abolita la flessibilità con anticipo di entrata o uscita) che il dirigente Verdicchio ha già tentato inutilmente di imporre con proprie circolari.