Vincere per sperare. Il Benevento è rinsavito dopo aver capito di essersi fatto del male da solo. Troppo buio quel periodo, troppo indigeste quelle tre sconfitte consecutive nel giro di dodici giorni, interrotte solo da un pari ottenuto con l’affanno al Del Duca di Ascoli. Un punto conquistato su dodici disponibili, ruolino che fa rabbrividire anche chi lotta per la retrocessione da inizio campionato. La ritrovata lucidità dettata dalla nuova svolta tattica con il passaggio al 4-3-1-2 ha riacceso l’entusiasmo e spianato la strada a nuove prospettive. Vincendo con il Palermo la Strega vedrebbe avvicinarsi nuovamente il secondo posto, senza contare che il lunedì di Pasquetta è prevista una tappa thrilling a Verona, dove in gioco ci sarà gran parte del futuro di entrambe le squadre. Ma da cosa è ripartito il Benevento? Innanzitutto dai piedi di Viola. L’uomo copertina del numero scorso nel frattempo ha raggiunto le quattro reti consecutive dal dischetto, trascinando i suoi a una risalita dal sapore dolcissimo. Due su due al Curi, in particolare, dove ha aperto e chiuso una partita più matta che mai, viste le occasioni, le ripartenze, gli sbagli e gli episodi. L’errore più grave che il Benevento possa commettere adesso è proprio quello di pensare che anche con il Palermo si troverà davanti a una gara così. Bene, anzi benissimo l’atteggiamento offensivo, ma occorrerà ragionare di più. Un po’ per evitare i rischi che si correrebbero contro chiunque, ma in parte anche per la qualità di un avversario provvisto di giocatori che solitamente non perdonano negli ultimi venti metri. Dagli attaccanti come Puscas e Nestorovski, fino ad arrivare addirittura al portiere Brignoli, che proprio al Vigorito ha fatto la storia con un gol diventato leggenda. Ecco, stavolta farebbe bene a restare al suo posto.

Francesco Carluccio per Corriere Sannita

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