Sta spopolando sul web l’espressione “Generazione Telemaco” che Matteo Renzi ha usato, davanti al Parlamento europeo a Strasburgo, durante il discorso di insediamento della presidenza italiana al Consiglio dell’Unione europea, per descrivere sé e dei suoi coetanei. Non più ‘Generazione Erasmus’, ma ‘Generazione Telemaco’.
Si è dunque scomodato un personaggio evocativo, preso in prestito dalla mitologia omerica. Figlio di Ulisse e Penelope, Telemaco non esita a lasciare la sua casa per andare alla ricerca del padre disperso, affrontando mille traversie; ritrovatolo ad Itaca, con lui sbaraglia definitivamente la minaccia dei Proci, riconquistando così le condizioni per un futuro più sereno.
“La generazione nuova che abita oggi l’Europa ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, di meritare l’eredità dei padri dell’Europa”, ha detto Renzi. Come dargli torto? La crisi globale che il Vecchio Continente sta attraversando, non richiede forse di rimettersi in viaggio metaforicamente per andare alla ricerca delle nostre radici, del progetto e dei valori che hanno ispirato i padri fondatori dell’Europa, in vista della costruzione di un futuro più sereno? “Noi non vediamo il frutto dei nostri padri come un dono dato per sempre”, ha insistito Renzi, “Ma una conquista da rinnovare ogni giorno”.
L’Europa nuova, l’Europa del futuro, non è un regalo di altri, ma una speranza da costruire oggi insieme, mettendo al centro del progetto il bene comune di tutti popoli che vi partecipano. Bisogna muoversi con decisione, individuando percorsi efficaci e coinvolgenti, e bisogna farlo in fretta, perché la disaffezione per l’Europa si diffonde rapidamente rischiando di attecchire negli animi esacerbati della gente.
Dimenticavamo: in tutto il suo viaggio, Telemaco è accompagnato da Atena, la dea della saggezza, che lo assiste in tutte le sue decisioni e scelte importanti. Essere ‘Generazione Telemaco’ implica anche questo.