Secondo i dati Istat pubblicati ieri, nel mese di maggio 2015, 20.000 giovani hanno trovato lavoro. Nell’ultimo mese il dato sulla disoccupazione giovanile è sceso dello 0,1%, rispetto al mese precedente, assestandosi intorno al 41,5%. Il tasso di disoccupazione generale su tutti i cittadini italiani resta invariato rispetto al mese precedente, rimanendo stabile al 12,4%.
Per la Uil i dati sono troppi e c’è troppa confusione. Certamente la natura dei dati è diversa, ma se si riuscisse a mettere a fattor comune le tre fonti di conoscenza del nostro mercato del lavoro (Istat, Ministero del lavoro e Inps), riusciremmo a capire come stanno effettivamente le cose. La fotografia degli indicatori di maggio 2015, scattata dall’Istat, non ci fa essere ottimisti. E’, infatti, preoccupante la riduzione dell’occupazione, l’aumento degli scoraggiati che non può che essere dovuto a un travaso dei disoccupati verso l’inattività e l’ancora altissimo tasso di disoccupazione giovanile, a cui non sembra aver dato risposta né il programma ‘Garanzia Giovani’ né i cospicui incentivi previsti per il contratto a tempo indeterminato che, probabilmente, hanno ulteriormente indebolito il contratto di apprendistato. Si sta sempre più assottigliando la forbice tra il complessivo numero di disoccupati e inattivi, rispetto agli occupati. Senza considerare che tra gli occupati ci sono centinaia di migliaia i lavoratori che ogni mese sono in cassa integrazione.
“Tutto ciò – commenta Fioravante Bosco, segretario generale Uil – costituisce soprattutto un grande problema sociale, al quale il governo Renzi deve dare risposte con strumenti adeguati e non con una semplice riscrittura delle regole del lavoro. Né sembra sufficiente l’iniezione consistente di decontribuzione senza scegliere la strada maestra delle politiche di crescita, sviluppo e attrazione di investimenti”.