Con la solita indolenza di sempre si continua a nicchiare sulla questione numero uno per la vita umana: l’acqua. I rubinetti a secco e i balletti ai vertici delle società pubbliche sono la dimostrazione plastica della assoluta inadeguatezza di una classe dirigente. Sembra incredibile, ma in un’area geografica ricca di sorgenti e di fiumi si continua a soffrire il razionamento. Un problema che riguarda molti Comuni, soprattutto quelli serviti da Alto Calore. Al netto di un guasto straordinario, che può capitare, la sofferenza è costante e continua.

Dopo decenni di sprechi, stipendi gonfiati di dirigenti e mancanza di programmazione, le reti di distribuzione sono un enorme colabrodo. Uno studio di Alto Calore di un paio d’anni fa certificava nero su bianco che esistono punte di dispersione dell’acqua che arrivano all’80%. E nel migliore dei casi ci si attesta intorno al 30-40%. Le perdite maggiori non sono solo nel tragitto, ma soprattutto nelle reti idriche comunali. Da questo punto di vista chi sta messo meglio è proprio il sistema di Benevento. Ma nel capoluogo c’è il buco nero della depurazione, per cui gli scarichi di circa settantamila persone vanno a finire direttamente nei fiumi. Una devastazione che è costata anche un avviso dell’Unione europea, pronta a multare l’Italia e la Campania. La questione è ancora aperta, ma per sapere a che punto è lo stato dell’arte bisogna armarsi di santa pazienza.

Ma se l’acqua è poca, la politica continua a galleggiarci sopra. La corsa a conquistare presidenze e dirigenze è sempre aperta. Anche perché gli emolumenti sono pesanti. Se il principio fosse solo il “bene comune”, gli incarichi che arrivano dalle segreterie di partito dovrebbero essere gratuiti. Al massimo prevedere rimborsi di spese vive. E invece no. A decidere su strategie e investimenti ci sono politici dotati del dono dell’onniscienza. Salvo poi andare avanti a strappi, creare altri costi per scelte rabberciate e tornare al punto di partenza.

acqua-rubinettoCome nelle migliori ricette di cucina occorre stare attenti a quello che accade “nel frattempo”. Mentre la minestra gira e si buttano dentro ingredienti a caso, nel frattempo alle sorgenti di Caposele va avanti dal 1990 il progetto della Pavoncelli bis, una mega condotta che porterà acqua verso la Puglia per un costo lievitato a 163 milioni di euro. Un investimento ritenuto inutile da molti, visto che la vecchia condotta non ha perdite. Una spesa che continuerà a crescere mentre i fiumi non hanno più il deflusso minimo vitale d’estate e le condotte idriche sprecano oltre la metà dell’acqua potabile. Sempre nel frattempo l’agricoltura è in sofferenza per l’irrigazione, non potendo utilizzare i fiumi, sempre più rigagnoli e sempre più carichi di escrementi e inquinanti. E altre soluzioni vengono deviate su interessi diversi. Valga per tutti l’esempio dell’invaso di Campolattaro, opera finanziata con fondi pubblici proprio a favore dell’agricoltura. L’acqua della diga servirà invece ad alimentare le turbine della futura centrale idroelettrica della multinazionale Repower.

Per finire la Regione Campania ha varato un riassetto degli Ato per la gestione dell’acqua che mette insieme pezzi di territorio senza alcun legame funzionale. Pezzi di Irpinia con pezzi di Sannio e parte del casertano. E pezzi di Irpinia (ricchi di sorgenti) con il salernitano. Una confusione di competenze e territori che la metà basta. Su questo e su tutti i problemi irrisolti, i nostri politici onniscienti hanno poco da dire, salvo svegliarsi dal torpore appena c’è da assegnare una poltrona. Nel frattempo i cittadini continuano a pagare per servizi inadeguati e il disastro ambientale del territorio prosegue lento e inesorabile.