Parafrasando le parole di Bucchi, quest’anno deve andare così. In una delle sue ultime uscite pubbliche l’allenatore giallorosso ha ritenuto inevitabili gli alti e bassi registrati dalle squadre retrocesse dalla serie A. Lo ha fatto con l’obiettivo di rasserenare i tifosi, invitarli non solo alla calma ma anche a pensare a un progetto che lo stesso Oreste Vigorito ha recentemente definito triennale. Premesso che tra ciò che si dichiara e ciò che si pensa realmente può in tanti casi esserci di mezzo il mare, quello che spaventa della prima parte di stagione non è tanto la mancanza di risultati entusiasmanti, ma la carenza di idee. I risultati possono essere frutto di un’azione corale, della fortuna o della giocata del singolo, ma l’anima di una squadra è qualcosa che non si può improvvisare.
A Cosenza, così come in casa contro il Verona e in purtroppo tante altre occasioni che non stiamo qui a citare singolarmente, il Benevento è sembrato anonimo, lì a giocare senza un apparente ‘perché’. Gli alibi del campo inadeguato e degli infortuni sono validi e ammissibili fino a un certo punto. Non lo sono di sicuro quando si affronta un tema tanto caldo come quello dell’interpretazione di un modulo. Il 3-5-2 ha dato un pizzico di solidità in più alla fase difensiva ma ha finito per rendere inoffensivo un reparto avanzato in cui le due punte non parlano la stessa lingua. O forse, problema ancor più grave, ne parlano una talmente uguale da non renderle complementari. Questo è quanto stanno dicendo le scelte e i tanti esperimenti senza lieto fine.
L’assenza di Viola, come se non bastassero già i vari problemi, ha finito per ridimensionare ulteriormente un centrocampo privo di qualità e di fosforo. Gli interni spesso non sanno cosa fare della palla, i reparti sono slegati, manca quel giocatore tra le linee che dia imprevedibilità e recapiti palloni giocabili a chi in avanti dovrebbe pensare a buttarla dentro senza badare a fronzoli. A tal proposito Massimo Coda, archiviati cucchiaini amarissimi, resta la punta di diamante di una squadra andata avanti troppe volte per inerzia. E’ dai suoi piedi che passerà gran parte dell’immediato futuro. Il trittico di sfide alle porte sarà in grado di dire tanto anche sui piani di mercato. Prima il Crotone, poi il Padova e infine il Brescia per chiudere l’anno al Vigorito. In queste feste ci sarà da combattere con la pressione e con il peso delle aspettative, ma bisognerà inventarsi qualcosa per fare risultato e mettere al riparo un progetto tecnico con poche luci e ombre invece eccessive.
Si può cominciare col provare a salvare il Natale battendo i rivali storici del Crotone. I tifosi apprezzerebbero particolarmente.
Francesco Carluccio per Corriere Sannita
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