Piccoli segnali, ma ce li teniamo stretti. In altre occasioni avrebbero significato poco o nulla, ma siamo in un periodo talmente negativo che tutto finisce per fare brodo. Sì, anche un 2-2 ad Ascoli, riacciuffato quando ormai erano in pochi a sperarci e protetto in un finale rovente a causa della doppia inferiorità numerica. Dopo tre sconfitte il Benevento è tornato a muovere la classifica, ma ora deve fare qualcosa in più. Vincere è diventato un obbligo, sia per la caratura del prossimo avversario – che ormai sembra spacciato a una retrocessione – che alla luce di quanto attende la Strega nelle prossime settimane, contraddistinte da incroci di fuoco con Perugia, Palermo e Verona. In palio ci sono le ambizioni di promozione diretta, probabilmente non i play off, in quanto la spaccatura in classifica appare netta tra le prime otto e tutte le altre.
A Bucchi il compito di ridare un’identità a questa squadra che ha perso la solidità che l’aveva caratterizzata. Al Del Duca l’allenatore giallorosso ha messo in piedi un 4-3-1-2 che non aveva mai proposto dal primo minuto, puntando inizialmente su Viola nel ruolo di trequartista prima di arretrarlo in regia a inizio ripresa al posto di uno spento Crisetig. E’ lì, in cabina di comando, che il reggino ha dato il meglio di sé fornendo un assist a Coda per il momentaneo 2-1 e trasformando il rigore che ha ridato ossigeno a squadra, allenatore e tifosi. Si è detto felice di essere tornato in piena forma dichiarandosi pronto a vivere un finale di stagione che spera possa riservare innumerevoli soddisfazioni.
Una volta tornato Viola, però, è necessario che torni del tutto anche l’intero Benevento. Perché i segnali, da soli, non servono a niente. A quella reazione di Ascoli deve far seguito qualcosa di indubbiamente più sostanzioso. Tre punti, tanto per cominciare. Il resto, dicono, viene da sé. Bisogna provare a crederci.
Francesco Carluccio per Corriere Sannita
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